Nei meandri del primo piano della sede centrale, proprio davanti all’aula professori, c’è un cartello con una scritta piuttosto evidente: “Ufficio Contabilità”. E un po’ più in basso, a caratteri leggermente minori: “Antonina Sibiriu“. Noi di Novus siamo andati ad intervistarla, per sapere un po’ la sua vita e anche qual è il suo ruolo all’interno del nostro istituto.
Ci dica qualcosa di lei: il suo corso di studi, come è arrivata fino a qui…
Sono un’insegnante mancata: laureata in biologia, per diverse vicissitudini mi sono ritrovata a prendere invece che il treno dell’insegnamento, la scelta del lavoro da impiegata. Comunque ho anche insegnato, ma ricordo come, al rientro a casa, dovevo pensare alla lezione del giorno dopo o altro: effettivamente ero sempre al lavoro! Ora posso tornare senza queste preoccupazioni, nonostante debba fare 60 chilometri all’andata e altrettanti al ritorno: il viaggio è una pausa e un recupero di forze, ma se si fa un lavoro che piace, anche queste difficoltà pesano di meno; non una donna in carriera, ma una donna in corriera!
Da quanto lavora al Pacinotti e esattamente come si struttura il suo lavoro?
Sono al Pacinotti dal 2010. Il mio lavoro si occupa di gestire tutti gli acquisti della scuola, i vari bandi, le relazioni con ditte esterne o anche con enti pubblici come la Regione o la ex Provincia. Oltre ai pagamenti, mi occupo anche di tutti i progetti curati dall’istituto, che nel nostro caso non sono pochi: bisogna dare agli studenti meritevoli tutte le possibilità che il Ministero offre. È comunque un settore molto vario, che spazia dalla manutenzione dell’edificio alla parte fiscale e contributiva.
Vista anche la sua esperienza personale, ha qualche consiglio da dare a noi studenti?
Penso che la cosa più importante sia di ricordare il rispetto, per sè, per gli altri e anche per la stessa scuola e le sue cose!
Un consiglio per chi si appresta ad affrontare il mondo dell’università o del lavoro?
Di questi tempi, a causa anche delle facoltà a numero chiuso, si sceglie la facoltà “a caso”, non tanto perché piace, ma perché è più facile accederci: secondo me serve una scelta precisa e oculata, anche un po’ trovando una soluzione alternativa ma adeguata alle predisposizioni. Sennò facciamo perdere tempo a noi stessi e agli altri.
di Lorenzo Zucca