L’attuale generazione, anche chiamata dei “millennials” o “generazione y’’ è caratterizzata dalla comunicazione: i social fanno parte delle nostre vite e sono protagonisti degli spazi vuoti delle nostre giornate. Essi ci rappresentano e riflettono le nostre inclinazioni, i nostri desideri e i nostri sentimenti.
È curioso quindi come una grande parte dei post che vediamo ogni giorno tratti la tristezza, l’ansia, la solitudine e via dicendo. Ma perché, prima non succedevano fatti simili? Perché questo è così diffuso? Che significati porta con sé?
Esempi di “meme” aventi come argomento principale l’infelicità.
Un “meme” è un contenuto capace di suscitare ilarità – un’immagine, un video, un testo – che in pochissimo tempo si trasforma in un fenomeno virale
Per analizzare questo fenomeno bisogna prendere in considerazione i suoi aspetti principali e porsi una domanda: perché si esprime così tanta infelicità rispetto al passato?
Il primo motivo è probabilmente da ricercare nei genitori. Essi possono influenzare l’esistenza dei propri figli principalmente attraverso l’eccessiva partecipazione alla loro vita. Così facendo non permettono ai ragazzi di crearsi i propri modi per affrontare i problemi, e questi, non costruendosi caratterialmente, possono buttarsi giù alla minima difficoltà. Questo nelle epoche precedenti non succedeva, le preoccupazioni erano altre e i problemi secondari non venivano presi tanto in considerazione.
Una seconda radice può essere individuata nella pressione e nella preoccupazione riguardante il futuro. E’ noto che l’instabilità lavorativa stia crescendo esponenzialmente e, a differenza dei tempi passati, non è così immediato costruirsi una famiglia, essere retribuiti stabilmente e poter pianificare il proprio futuro. Il nostro ambiente è legato però ad una tradizione diversa, facendo sì che si generi uno stress per l’incapacità di realizzarsi che si sente come qualcosa di sbagliato. Inoltre siamo ogni giorno bombardati da informazioni che ci ricordano continuamente lo stato di caos in cui si trova il mondo e siamo costretti ad essere consapevoli del fatto che il futuro non sia certo.
Il trait d’union tra i due possibili motivi è dato proprio dai social: essi permettono ai giovani di esprimersi e mostrarsi al mondo, anche se magari non interamente. Di certo però i nostri like o i nostri following sono un efficace indicatore della nostra personalità, anche perché non sono sotto gli occhi di tutti a differenza dei post. È quindi scontato che uno stress interno si rifletta in questi mezzi di comunicazione. Prima non si veniva a creare un’unione tanto grande di persone e i propri sentimenti, in parte o completamente, venivano in qualche modo tenuti riservati o anche nascosti perché mancavano le occasioni per fare altrimenti. Quando avveniva lo scambio, questo era in contesti di dialogo a due o tra poche persone. Oggi invece questa unione avviene su una larga scala, addirittura mondiale, perché di questo si tratta quando parliamo di social.
In ultima analisi, dovendo rendere quel che viene pubblicato fino a farlo essere in qualche modo “immedesimabile”, questa situazione è indice, come già detto, di sofferenze comuni a tutta la giovane popolazione ma è anche sintomo di una sorta di fratellanza e unità mondiale in cui tutti siamo coinvolti.
E tu? Cosa ne pensi? Ti sono familiari esempi di questo tipo di crudo umorismo? Ne fai parte?
di Lucia Lai