“In a time of universal deceit,
telling the truth is a revolutionary act.” …
(George Orwell Animal farm, 1945)Nel tempo dell’inganno universale
dire la verità è un atto rivoluzionario.
(George Orwell, La fattoria degli animali, 1945)
Lettere ed arti
La rivista “Nuova Letteratura” di Firenze nel numero di ottobre scorso ha pubblicato il racconto inedito di Franz Kafka “La Botte”. Il racconto è frutto delle ricerche della giovane filologa Marina Del Campo appena laureatasi a pieni voti all’Università di Berlino. La sua tesi su Kafka è stata imperniata proprio sul racconto inedito citato. Ci sembra utile per un Liceo dare spazio a questo racconto che la rivista ha definito “un prezioso capolavoro di uno degli scrittori più esaltanti di questo secolo”. La traduzione dal tedesco è della stessa Marina Del Campo.
LA BOTTE di Franz Kafka
Il ristagno dell’odore di muffa che filtrava dal vetro del bicchiere appoggiato alle labbra e levigato da altre autentiche degustazioni non impediva al povero contadino di credere che il padrone questa volta sarebbe rimasto contento.
Aveva rifatto i conti dozzine di volte e la facilità con la quale si rimetteva a lavorare dopo gli insulti quotidiani lo riportava con la mente alla gioventù, trascorsa all’ombra del gabinetto comunale di Tubinga (il padre era il custode capo), nella quale aveva appreso che essere abituato ad ascoltare persone adulte bestemmiare non accresce la capacità di vedere il mondo con occhi diversi.
Oggi aveva trovato una botte.
Era inghirlandata dalle ragnatele verdi di poveri ragni secchi e, trascinata a fatica, era venuta fuori da una nicchia di stile battisteriale insieme ad alcuni insetti intontiti dall’improvvisa luce.
Con la cura della puerpera che offre il latte al bimbo per la prima volta il contadino (ormai cieco) pulì contento la vecchia botte.
Mai avrebbe immaginato di trovarvi dentro un succo d’uva ancora ben conservato e dal sapore così aromatico da assimilarlo a sciroppo da diluire in parecchie parti d’acqua.
Il padrone, avvertito a cavallo dal giovane fattore – che abitava nella casa che fu del contadino cieco – venne a degustare prontamente il frutto del ritrovamento.
Ma come sempre – ed è sempre così – il vero padrone è quello che vive nel solco del nostro distacco dalla sua logica.
Con un colpo di trave spaccò l’ormai fradicio legno e urlò in tedesco al povero contadino le solite bestemmie che gli riportano ancor oggi alla mente l’infanzia e gli acri odori della latrina municipale di Tubinga dove il padre servì fino ad aver maturato la pensione ed il diritto alla sepoltura nel recinto cimiteriale dei dipendenti comunali.
di Simonetta Pisanu