Siamo nel XIV secolo, esattamente nel 1383, Eleonora de Serra Bas, figlia del giudice d’Arborea Mariano IV, sale al trono dopo la morte del fratello Ugone, in modo, tra l’altro, legittimo, proclamandosi Giudicessa d’Arborea. A circa 36 anni d’età, il suo obiettivo, dopo aver riunito i territori governati dal padre, era quello di unificare la Sardegna intera; alcune parti erano infatti controllate dagli Aragonesi, che grazie alla fermezza e alle doti politiche di Eleonora, non l’avevano mai conquistata completamente. Alla morte della giudicessa, dopo un regno lungo e prosperoso, gli Aragonesi conquistarono interamente il territorio sardo.
Durante il periodo giudicale in cui amministrava il padre, cominciarono a nascere codici legislativi che Eleonora riprese: si tratta della “Carta de Logu”. Dentro la Carta de Logu, Eleonora inserì i codici rurali di Mariano IV e aggiunse tanti altri codici, di tipo civile e penale.
Nella sua Carta spicca sicuramente l’attualità: all’interno si parla di diritti e difesa di donne e minori, viene affrontato addirittura il tema delle violenze sessuali. Fu la prima a preoccuparsi e a fare qualcosa di realmente concreto per il problema. Non una cosa da poco, considerando il periodo storico e le innumerevoli pressioni da parte degli uomini, che ritenevano di dover comandare al posto suo. Erano previste pene e multe piuttosto severe per chiunque perpetrava violenza sulle donne, come l’amputazione di un piede o ingenti somme da pagare.
Inoltre le donne venivano anche protette dai matrimoni riparatori: gli uomini non potevano decidere al posto delle donne, erano loro a dover accettare.
Sicuramente quello che emerge è il rispetto per la volontà della donna.
Queste leggi, per quanto gli uomini potessero essere contrari, venivano prese in considerazione e rispettate da tutti. Anche se emanate da una donna.
Eleonora non riuscì a riunire la Sardegna come aveva desiderato, eppure la sua figura deve essere ricordata come una delle prime donne che lottò seriamente per i diritti e per l’emancipazione del genere femminile.
Sì, era proprio una donna moderna, di altri tempi.
di Daniela Carta