Come abbiamo già spesso fatto in passato, anche stavolta, noi di Novus, tratteremo di un argomento che ci sta a cuore: la specificità della nostra terra.
In questa serie di articoli parleremo, con l’aiuto di alcuni professori ed esperti, di varie tappe significative della nostra storia, e proveremo a tirare, assieme a voi lettori, le somme di questo percorso storico dei sardi.
Possiamo trovare un filo conduttore che ci ha caratterizzati lungo tutte queste fasi? Come ci hanno visto gli altri? Come ci siamo visti noi?
Vorrei cominciare provando a darvi alcune definizioni da utilizzare come strumento per interpretare al meglio ciò che incontreremo in questo breve viaggio.
In questo primo passo ho scelto tre coordinate per andare a descrivere le varie epoche che esamineremo nei prossimi articoli: cosa è il popolo, cosa è uno Stato e infine (la più complessa) cosa è una nazione.
Spesso queste vengono confuse o usate come sinonimi e durante il corso dei secoli hanno assunto connotazioni molto specifiche e totalmente diverse di epoca in epoca, spesso i loro significati sono diventati l’opposto (oggigiorno si può sentir dire lo ‘’Stato’’ che opprime il ‘’popolo), mentre in altri casi indicavano la stessa cosa. Cercheremo di capire come questa concezione è variata nel tempo e vedremo come sarà applicabile al caso sardo.
Il popolo
Il concetto di popolo assume varie sfaccettature e, come vedremo, ci introdurrà alle definizioni di Stato e nazione.
Nella stessa descrizione da vocabolario il ‘’popolo’’ assume varie definizioni:
– La prima (e più classica): Collettività etnicamente omogenea, spec. in quanto realizza o presuppone anche unità e autonomia di ordine civile e politico: gli Arabi furono riuniti da Maometto in un unico p.; il p. sardo, inglese, giapponese; un grande p.
– La seconda indica invece il popolo come l’insieme di sudditi di uno Stato, o gli individui identificabili con la classe più sociale o più numerosa e meno privilegiata della popolazione, i quali seguendo una visione più “romantica” sono coloro che mantengono i caratteri più genuini e caratteristici di identificazione. Sullo stesso filone ‘’sociale’’ il termine veniva usato nei comuni medioevali per indicare gli appartenenti ad una corporazione
– la terza è più generica: Qualsiasi collettività umana, spec. in quanto riferibile ad aree geografiche estese o lontane.
– la quarta è una definizione più religiosa del termine, infatti possiamo anche indicare il popolo come il gruppo dei fedeli che seguono un certo credo. Quest’unione può coincidere con lo stato nel caso di ebrei e musulmani o può avere una spinta universalistica come il concetto di popolo cristiano, unificando tutte le persone con stessa spiritualità e valori
Queste ultime possono essere semplificate in una definizione riassuntiva :Insieme di persone accomunate da uno o più elementi identificabili di volta in volta con un ideale condiviso, una lotta politica, un credo religioso, un’attività professionale, una predilezione personale o una consuetudine.
Lo Stato
Anche quest’ultimo termine nel corso dei secoli assumerà varie forme e significati, sebbene esistesse sin dall’epoca romana. La parola Stato ha assunto il significato con cui lo intendiamo oggi per mano di Machiavelli. Egli, per primo; intenderà il termine come è comunemente utilizzato oggi, essendo uno dei padri dello stato moderno. Base pragmatica per il pensiero di autori come Hobbes e Locke che teorizzeranno poi, lo stato di diritto
‘’Entità politica e giuridica, espressione organizzata della vita civile di una comunità nell’ambito di un dato territorio, sul quale esercita il potere sovrano’’.
Entità che prenderà diverse forme, dall’impero Romano alle monarchie feudali basate sul diritto divino, fino all’assolutismo e ai principi del giusnaturalismo che porteranno alla creazione dello Stato di diritto che ben conosciamo oggi.
La Nazione.
Il concetto di Nazione è ben più complesso e affascinante, infatti tutt’oggi possiamo trovare varie definizioni e spesso nella storia si è dibattuto cosa si potesse intendere come nazione e cosa no.
E’ un termine relativamente recente rispetto agli altri due.
Sebbene fosse utilizzato anch’esso in epoca romana (natio: nascita), ha assunto un peso del tutto nuovo grazie al Romanticismo, il quale portò un nuovo valore alla storia di un popolo e portò alla fondazione degli stati nazionali.
La definizione da dizionario è la seguente: Gruppo di individui cosciente di una propria peculiarità e autonomia culturale e storica, spec. in quanto premessa di unità e sovranità politica: la n. francese, spagnola; la bandiera, l’esercito, i confini della n.
Ma, in quanto molto dibattuta e a volte controversa, mi piacerebbe portarvi altre definizioni molto affascinanti che potrebbero farvi valutare in maniera anche più critica quello che troveremo nelle prossime tappe.
La prima è suggerita nella trasmissione ‘’I libri di Corrado Augias’’, dove ci viene consigliato un breve saggio di Ernst Renan che fornì una sua risposta particolarmente democratica di questo concetto nel suo libro del 1882: ‘’Cos’è una nazione?’’
Cito testualmente: ‘’L’essenza di una nazione sta nel fatto che tutti gli individui abbiano molte cose in comune e che ne abbiano dimenticate molte altre’’
E giungerà ad una conclusione assai originale definendo effimera una politica basata sull’etnografica :
‘’Una nazione è un principio spirituale, risultato di complicazioni nella storia, che non si basa solamente su: razza, lingua, interessi, affinità religiosa o geografia. Che cosa ci vuole in più? (…) Due elementi: il passato e il presente. Il primo è il possesso di una ricca eredità di ricordi e di oblio, l’altro è il desiderio di vivere insieme e la volontà di far valere quell’eredità che si è ricevuta’’
Questa di Renan fu l’apice di un evoluzione del pensiero, che cominciò dai primi anni del ‘700 con pensatori come Rosseau , il quale parlò di come la nazione da essere ‘’sentita’’ divenne ‘’voluta’’, arrivando ad un significato politico del termine, spesso affiancato alla difesa del proprio popolo o alla rivendicazione di autodeterminazione.
L’idea di nazione può essere quindi coniugata come la volontà di un popolo di vivere come una comunità e di condividere la stessa sorte
di Francesco Ledda (1, continua)