Studenti e mondo del lavoro: alternanza d’illusioni?

L’Alternanza scuola lavoro è una delle innovazioni portate dalla legge 107 del 2015 (la Buona Scuola). È attiva negli istituti scolastici italiani già da due anni, ma continua a far discutere studenti e professori sulla sua effettiva utilità.

In breve, è un progetto che coinvolge tutti gli studenti dei trienni degli istituti superiori italiani, che sono tenuti a coprire, nel corso dei tre anni, 200 ore (per quanto riguarda i licei) di attività lavorativa presso varie aziende. A partire dalla maturità 2019, la terza prova (il “quizzone”) sarà sostituita da una presentazione dello studente sulle attività di alternanza scuola lavoro svolte. Aver totalizzato le 200 ore sarà infatti uno dei requisiti per l’ammissione all’esame stesso.
Lo scopo che il progetto si propone di raggiungere è quello di favorire la crescita e la formazione dei ragazzi, rendendoli più consapevoli nei confronti del loro futuro iniziandoli al mondo del lavoro.

Nell’attuazione pratica della legge, però, ci si sta rendendo conto che questo progetto non va esattamente incontro alle esigenze dei ragazzi.

Abbiamo fatto qualche domanda a studenti e professori per raccogliere un po’ di pareri in merito all’Alternanza di personaggi interni al nostro istituto.

Presentiamo inoltre un’intervista al professore Graziano Melis, referente scolastico dell’Alternanza scuola-lavoro.

Professor Melis, lei ritiene che nella formulazione della legge il Ministero abbia tralasciato particolari importanti?

Assolutamente sì. Innanzitutto non ci si è preoccupati di conoscere i pensieri di insegnanti e genitori al riguardo. Se così si fosse fatto, ci si sarebbe resi conto delle tante falle che la legge, così formulata, ha in sé.

Il primo punto a sfavore è sicuramente la quantità eccessiva di ore che gli studenti hanno l’obbligo di coprire: 200 sono veramente tante, considerato il fatto che voi frequentate un liceo, che non ha come scopo il diretto inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro, bensì dare quelle nozioni, quella cultura che vi occorrono per proseguire gli studi finalizzati a una formazione universitaria. Si deve ragionare sullo scopo che la nostra scuola ha. 200 ore di lavoro sono troppe, e inevitabilmente vengono sottratte, almeno in parte, allo studio. Una quantità di ore simile sarebbe sicuramente ottimale per un tecnico, non per un liceo come il nostro.

Legato a questo c’è un secondo punto: gli studenti dovrebbero avere possibilità di scelta sul corso di Alternanza scuola-lavoro da frequentare, optando per quello che più li aggrada, sulla base di interessi e attitudini personali, sui propri progetti per il futuro. Ma il consiglio di classe non può quasi mai presentare tante opzioni, specialmente perché i posti che le aziende offrono sono spesso pochi e perché la scuola non ha nessun potere sulle società che offrono le loro disponibilità per ospitare gli studenti, sempre in forma volontaria. Le aziende non hanno nessun tipo di obbligo nei nostri confronti. Nella formulazione della legge si sarebbero dovute includere anche loro, vincolandole in una qualche maniera nei confronti degli istituti scolastici.

A parer mio, e di molti altri miei colleghi, se la legge rimane invariata ostacola più che favorire proprio ciò che si propone di fare: aiutare gli studenti a trovare un loro posto nel mondo del lavoro italiano. Ed è uno scopo importantissimo da raggiungere.

Che consigli darebbe ai ragazzi del biennio che l’anno prossimo dovranno iniziare il progetto?

Sicuramente iniziare l’anno scolastico con una buona organizzazione. Il carico dello studio aumenterà dal biennio al triennio, e so che i ragazzi hanno molti impegni dal punto di vista extrascolastico (sport, corsi di lingua, hobbies, impegni familiari), e tutti sono molto importanti per voi. Poiché sarebbe un peccato sacrificare anche solo una delle attività che vi impegnano e che contribuiscono in maniera positiva alla vostra crescita, si dovrebbe partire con una buona organizzazione degli impegni, in modo da non sacrificare nulla nel corso dell’anno scolastico.

In qualità di referente del progetto, quali sono le principali domande che le vengono poste dagli studenti?

A me si rivolgono veramente tanti ragazzi, per avere ulteriori chiarimenti sulle norme dell’alternanza ma soprattutto per chiedermi di approvare alcuni progetti. Essendo il referente dell’alternanza, tutti i progetti passano prima per me. Moltissimi studenti chiedono la possibilità di accumulare ore lavorando presso le proprie società sportive, il proprio gruppo scout, e anche presso le parrocchie frequentate. La risposta è spesso negativa, in quanto la scuola ha fissato dei parametri specifici per quanto riguarda le associazioni presso cui si può lavorare: ad esempio, sono escluse le associazioni religiose e i partiti politici. Altri invece vorrebbero lavorare presso privati, presso i propri genitori o parenti, e anche qui non è possibile acconsentire alle richieste dei ragazzi.

Infine, qual è il suo pensiero personale nei confronti dell’alternanza?

Ho ricevuto l’incarico di occuparmene, e nonostante le mie perplessità nei confronti del progetto per i motivi che ho già espresso (gravosità dell’impegno orario, progetti slegati da tutto ciò che riguarda uno scientifico), cerco di svolgere il mio ruolo nel miglior modo possibile. A voi ragazzi serve la figura del referente, ed è stato affidato a me questo ruolo; non sarebbe giusto se questa vi venisse a mancare.

STUDENTI

Il pensiero degli studenti è pressoché unanime, e coincide in molti punti con quello dei docenti. Condividono l’idea che sta alla base del progetto, ma nell’applicazione pratica dell’alternanza non hanno trovato ciò che cercavano. Le ore sono troppe, tolgono troppo tempo allo studio. Vari progetti richiedevano la partecipazione degli studenti in orario mattutino, e sono state perse in questo modo importanti ore di lezione; a causa dell’eccessivo carico di lavoro, inoltre, alcuni ragazzi hanno dovuto a malincuore sospendere impegni personali, come quelli sportivi.

Analizzando i singoli progetti, qualche studente ha avuto la fortuna di essere coinvolto in attività che offrisse stimoli di crescita personale, per esempio il contatto con il pubblico, o che fossero strettamente legate alle materie di indirizzo del liceo scientifico. Altri, invece, non hanno trovato utile l’attività loro proposta, ritenendo che i progetti non abbiano contribuito in nessun modo alla loro formazione come studenti e cittadini; il pensiero generale non è quindi che le esperienze fatte nel corso delle 200 ore stiano effettivamente preparando a un futuro nel mondo del lavoro.

I ragazzi ritengono che la causa di questi problemi sia in gran parte da ricercare nella fretta che il Ministero ha dimostrato nel voler applicare la legge, senza soffermarsi a curare dettagli importanti. E’ anche vero che il progetto è attivo da due anni, e la speranza degli studenti è che la futura organizzazione, grazie anche alle riflessioni e alle esperienze di studenti e docenti che non avevano mai avuto a che fare con questi progetti, offra una vera opportunità di sperimentarsi e confrontarsi con il reale mondo del lavoro che li aspetta, senza però tutti i “sacrifici” e le assenze scolastiche che devono fare in questo momento.

DOCENTI

Il giudizio riportato dai docenti intervistati si avvicina molto a quello dei loro alunni.

Concordano sul fatto che ai ragazzi venga richiesto un impegno eccessivo, che li distoglie dallo studio e che, oltre a questo, va a inserirsi nella sfera privata dello studente (impegni familiari, attività sportiva).

Notano la mancanza di una effettiva motivazione dei ragazzi, che dell’alternanza non sanno molto se non che costituisce per loro un obbligo. Se sottoposti a una più accurata selezione, i progetti rispecchierebbero di più gli interessi dei ragazzi stessi, e la loro partecipazione a essi risulterebbe più piacevole e gratificante.

Le ore sottratte al curricolare mettono in difficoltà i docenti, che vedono sempre più difficile uno svolgimento accurato del programma scolastico, che come sappiamo è molto ampio.

Nell’impossibilità di una totale abolizione della legge, vorrebbero che ci fosse almeno una consistente diminuzione delle ore.

I docenti coordinatori in particolare sono perplessi per quanto riguarda il lavoro extracurricolare che, anche per loro, va a contaminare la sfera privata. In alcune situazioni trovano difficoltoso aiutare i ragazzi, anche per il fatto che non ritengono aver ricevuto accurate indicazioni su come svolgere il loro compito rispetto alla programmazione delle attività e al supporto per gli studenti.

Concludendo, l’innovazione Alternanza scuola-lavoro, nella sua filosofia di opportunità di scambio e di conoscenza con la realtà esterna alla scuola, piace sia a noi studenti che ai docenti in quanto può offrire opportunità di crescita personale e di formazione. Sarebbe opportuna, però, una progettazione comune tra popolazione studentesca e docenti per superare le difficoltà emerse rispetto agli orari e ai contesti esterni individuati; una maggiore riflessione alla conclusione delle attività consentirebbe inoltre di consolidare l’esperienza e individuare nella loro completezza aspetti che possono essere sfuggiti o non elaborati perché non focalizzati.

di Chiara Cocco

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