Quella che segue è un’intervista fatta lo scorso mese di maggio al prof. Vinicio Garau, che ci ha lasciato oggi 18 novembre 2017. Così lo vogliamo ricordare.
Intervista con incognita. Scoprite chi è il prof. intervistato…
Il nostro liceo vanta un alto numero di studenti e di docenti: i primi percorrono ogni giorno gli atri del Pacinotti per circa cinque anni, gli altri conoscono ormai a memoria ogni angolo dell’edificio e i suoi segreti. Molti professori della scuola sono infatti ormai dei veri e propri “miti”, per questo abbiamo deciso di dedicare la prima intervista del giornalino di quest’anno a una persona che da decenni contribuisce alla formazione di attuali e futuri ingegneri, medici, fisici, politici…
Per aiutarvi a svelarne l’identità, gli abbiamo posto alcune domande:
Alla prima – “Che studi ha fatto?“- il nostro intervistato risponde :”Ho studiato presso la facoltà di Filosofia di Cagliari“. Avendo ottenuto un preciso indizio abbiamo proseguito: “Se non avesse insegnato, quale professione le sarebbe piaciuto svolgere?”
“Senza ombra di dubbio il professore, non sono un insegnante pentito, mi piace insegnare e trasmettere ai ragazzi ma,” aggiunge “mi appassiona l’economia e non nego che, se potessi, oltre che naturalmente ripercorrere gli studi filosofici, intraprenderei volentieri anche quella strada.”
“Chi o cosa determina il suo criterio di giudizio sulla vita?”
“Il mio principio è sicuramente la felicità, la sua ricerca ed il suo compimento, ma sicuramente anche la libertà e la curiosità”. “La curiosità”, ci spiega, “è una qualità indispensabile per diventare persone versatili e non focalizzate solo su uno specifico campo/settore; la voglia di sapere dovrebbe essere alimentata soprattutto negli anni delle scuole superiori, soprattutto nei licei, prima di dedicarsi ad un percorso universitario specifico.”
“Come vede la scuola nel futuro (fra 10-15 anni)?”
“Mi aspetto sicuramente un cambiamento, ma sono abbastanza positivo” assicura “Il cambiamento, oltre a quello che apporteranno le nuove tecnologie, dovrà vertere sulla centralizzazione e l’affermazione dello studente che, probabilmente, richiede più spazio per affermare il proprio pensiero che, seppur in fase di formazione e maturazione, ha bisogno di esser ascoltato, se necessario corretto e, soprattutto, orientato verso uno sviluppo del senso critico. La scuola” spiega, “tende a dare troppe definizioni e poco spazio ad un sano confronto generazionale.”
“Qual è il/la suo/a musicista preferito/a?”
Cosa potevamo aspettarci dopo questa infusione di saggezza e ideali etici se non un grandissimo: “Mozart”?
Avete sicuramente già indovinato di chi stiamo parlando, in caso contrario… Vi sveleremo l’identità nel prossimo numero.
A presto!
di Medea Mascia